Le centrali idroelettriche della fiumara Calopinace
Nei primi anni del 1900 in Aspromonte furono progettati e realizzati alcuni impianti idroelettrici da Rodolfo Zehender, ingegnere reggino. La sua prima opera risale al biennio 1906/7 e riguarda la centrale idroelettrica di Bagnara ma importante per Reggio fu quanto realizzò nel 1908 sul Calopinace che fornì la città di luce elettrica.
La questione mi incuriosì e feci delle ricerche, preziosi furono i documenti conservati presso l’Archivio di Stato.
L’acqua della fiumara, in località Cartiera, veniva incanalata e dopo circa un chilometro di percorso giungeva poco sotto S. Domenica. Qui confluiva in una condotta forzata che precipitando per 74 m. metteva in moto le turbine e quindi generava l’elettricità. Ma l’acqua non finiva quì il suo lavoro. Riprendeva a scorrere in un secondo canale che terminava presso Terreti dopo oltre 3 km e precipitava con un salto di ben 272 m. nella centrale di Fallara a Cannavò.
Volevo conoscere i luoghi e quanto restava di quelle opere. Il 29 gennaio del 1995 con alcuni amici scendemmo sino ai ruderi della centrale iniziando una tra le più singolari esplorazioni che ho condotto in Aspromonte. Iniziammo a seguire il canale dove, per fortuna, non scorreva l’acqua. Nel nostro giovanile entusiasmo eravamo certi che seguendo il canale saremmo giunti agevolmente sino a Terreti. Tralasciamo le muraglie di rovi che dovemmo superare ma il rischio maggiore lo corremmo nei tratti dove il canale era franato anche perché procedendo nel percorso, il dislivello tra noi e la fiumara aumentava sempre più. Ricordo che fummo felici di trovare un vecchio piccone che utilizzammo per scavare un minimo di appoggio nei tratti in frana. Avvicinandosi a Terreti qualche coltivo sovrastava il canale ma soprattutto delle lastre di pietra lo proteggevano dalle frane e quindi il percorso divenne meno problematico.
Ultima sorpresa un tunnel di circa 100 m. sufficientemente alto da poterci camminare quasi eretti. Due targhe di marmo poste all’entrate indicavano la data del 1908: incredibile il lavoro che sarà occorso in quell’epoca per realizzare una simile opera.
Questa la breve cronaca di quell’avventura. Negli anni successivi visitai altre volte quei luoghi fino a quando, nel 2008, fui felice di vedere che l’impianto fu recuperato e le centrali riattivate.
E non fu l’unico. Furono ripristinate anche le centrali idroelettriche di Favazzina e di Vasì.
Caso abbastanza raro di ruderi che tornano a nuova vita: un altro Aspromonte.
Il percorso è comunque molto pericoloso e sconsiglio chiunque di rifarlo.
Accontentavi delle immagini e di uno spettacolare video di Gino Fonte
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