di Giuseppe Arcidiaco
Si tratta di imponenti blocchi di arenaria modellati dagli agenti atmosferici, in particolare venti e precipitazioni, che si ergono verticalmente emergendo dal suolo terroso di contrada Crìvini (1) (o Passo di Martino) nel comune di Montebello Ionico, a monte della frazione di Fossato Ionico. Il singolare profilo, a tratti incavato, di alcuni di essi fa perfino suppore l’intervento antropico, ma la natura nel creare quelle che ci sembrano stranezze non ha bisogno dell’uomo.
Uno dei più alti pinnacoli presenta una profonda cavità di forma pressoché cilindrica che lo attraversa longitudinalmente per quasi tutta la sua altezza: un canale profondo e stretto che termina con un fondo chiuso in prossimità della base dello sperone roccioso. Eroso dallo scorrere dei secoli, il blocco di roccia ha finito per spaccarsi in due metà rivelando le pareti interne del pozzo. Queste si presentano scolpite da solchi circolari concentrici che ricordano quasi l’azione di una grossa trivella o il foro lasciato da un carotaggio. L’origine è di certo naturale ma la singolarità di queste sculture colpisce il visitatore.
Un analogo geologico potrebbe essere individuato nelle Marmitte dei Giganti, profonde depressioni circolari talvolta presenti in rocce carsiche, originatesi dall’erosione delle stesse causata dallo scorrimento di acque fluviali o di scioglimento di un ghiacciaio. Le infiltrazioni d’acqua che si incanalano all’interno di una fessura nella roccia o di un crepaccio, possono infatti confluire formando copiose e rapide correnti che, a loro volta, seguendo il profilo della cavità, possono iniziare a vorticare esercitando un intenso lavoro di erosione sulle sue pareti ed un’elevata pressione laterale e sul fondo.
Un simile meccanismo spiegherebbe l’origine del pozzo scavato nel pinnacolo e dei solchi circolari presenti sulle sue pareti interne. Un’iniziale cavità di tenera arenaria potrebbe essere stata, infatti, ampliata ed ulteriormente scavata dall’acqua vorticante al suo interno, la cui azione abrasiva sarebbe stata resa ancora più efficace dalla presenza di sabbia, ghiaia e particolato in sospensione, distaccatosi dalla stessa roccia sedimentaria e trascinato dall’alta velocità del flusso rotante. Restano singolari il fatto che tale cavità si sia sviluppata verticalmente lungo l’asse di uno sperone roccioso e la sua simmetria quasi perfettamente cilindrica. Va necessariamente precisato, però, che, nel corso di milioni di anni, fenomeni sismici e processi di orogenesi in generale possono avere cambiato le condizioni geologiche del sito e la stessa posizione ed orientazione del blocco di arenaria, rispetto al momento in cui il canale è stato scavato dall’acqua.
Al di là delle ipotesi sulle sue origini, i pinnacoli di Crìvini restano un luogo affascinante ed evocativo che arricchisce ulteriormente quel variegato mosaico di ambienti e paesaggi che è l’Aspromonte.
1) Su Google Maps la contrada è indicata come Pitea ma i fossatesi, da noi consultati, attestano il toponimo “Crìvini”. Tant’è che è ancora vivo il modo di dire, attribuito a una persona di scarsa intelligenza: “si drittu comu a strada i Crìvini”. La contrada è infatti attraversata da una strada tortuosa.
etimologia forse da crivo, setaccio per la forma cilindrica di alcune rocce
Itinerario descritto nel libro Porpàtima
Si ringraziano Fabio Macheda, Mimmo Pellicanò e per alcune foto Alfonso Morabito