Transumanza in Sila

Nel 2012 ho cercato di organizzare, per i soci del CAI, la partecipazione alla transumanza estiva di bovini dalle coste del mar Jonio alla Sila. Con tutte le difficoltà derivanti dal gestire e far coincidere le esigenze della mandria di un centinaio di bovini con quelle della mandria di una ventina di umani al seguito.
In tale contesto è incredibile la capacità di pochi mandriani nel condurre centinaia di vacche. Nella ricerca di pascoli vi è però anche la metafora del cammino dell’uomo e del bovino, iniziato diecimila anni fa con la domesticazione. Sapienze e richiami ancestrali. Nonostante gli imprevisti e le complessità è stata un’esperienza totalizzante, coinvolgente.
È durata 3 giorni, dal 6 all’8 luglio. Da Umbriatico, paesino del crotonese a una trentina di chilometri dalla costa ionica, sino ai pascoli della Sila, al lago di Ariamacina, per un totale di circa 60 km di percorso.
Tutto nacque da una delle mie solite strane idee e da un giovane del luogo che era in contatto con gli allevatori che facevano la transumanza e si dichiarava in grado di organizzare la logistica di un gruppo di escursionisti che voleva seguire la mandria.
Insieme a Saverio Settimio strutturai una proposta alla quale aderirono una ventina di soci. Io partecipai con tutta la mia famiglia, mia moglie Laura e i miei due figli, all’epoca di 15 e 11 anni.
Noleggiamo un pullman che ci condusse al punto di partenza della transumanza e alla fine ci avrebbe riportati a Reggio Calabria e soprattutto trasportava bagagli e tende per l’allestimento dei due campi. Tuttavia, le perplessità nate nelle lunghe telefonate preparatorie con l’organizzatore locale aumentarono appena giunti sul posto. Elemento cardine su cui tutto ruotava era la mandria che, gli allevatori ce lo spiegarono subito, non aveva una velocità di cammino costante e prevedibile. Era pertanto difficile stabilire i luoghi dove si sarebbe fermata per la notte e quindi per noi dare appuntamento al bus (spesso non c’era linea per comunicare) che ci doveva consegnare il necessario per apprestare i campi. Né potevamo portarci addosso tende, cibo, ecc. perché non saremmo riusciti a tenere il passo delle vacche. Anche gli orari di partenza e di termine del cammino durante il giorno non si potevano stabilire.
Insomma, tutto legato al caso, o meglio, all’istinto, alla volubilità delle vacche!
Nonostante tali premesse partimmo, con un caldo terribile, in una nuvola di polvere e, stando dietro alla mandria, pestando innumerevoli cacche.
Non vi sto quindi a descrivere tutte le partenze impreviste; le soste (per noi) inspiegabili; la durezza del cammino anche per alcuni tratti asfaltati; l’incontro/scontro con un toro solitario che voleva insidiare le vacche al toro dominante della mandria; il dividersi imprevisto della mandria in due gruppi con separazione di vitelli e madri e, a sera, l’emozionante ricongiungimento.
In questo contesto la documentazione fotografica è stata limitata e raccolta in un album dal quale ho tratto le pagine che la descrivono: buona visione.

Per chi volesse approfondire il tema ho raccolto documentazione e testimonianze in Aspromonte. Ecco il link https://www.laltroaspromonte.it/storie/transumanza-in-aspromonte

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